“Mi sveglio sempre in forma e mi deformo attraverso gli altri”
Nelle parole della poetessa Alda Merini, affetta da disturbi psichiatrici, ci sono il cuore e l’essenza del fantomatico “problema della diversità”, espressi in maniera lucida e vera.
Eh già… perché se affrontassimo il diverso da me come uno stato di fatto, per natura o per scelta, e non come un’anomalia, probabilmente molti problemi della vita dell’umanità sarebbero, forse, superati più facilmente. È una questione di punti di vista, di approccio, di curiosità e stupore, di sentirsi mancanti di qualcosa. Ciò che non è allineato fisicamente o nel pensiero a noi, al primo impatto fa paura perché non c’è nulla come l’uomo che fa paura all’uomo stesso.
È accaduto che, nel corso dei secoli, a fare sempre maggiori distinzioni di ciò che è “diverso”, siamo giunti ad una società in cui non si riesce a cogliere chi è diverso da cosa e soprattutto perché.
Sembra che gli uomini stiano cercando ostinatamente e in modo radicato più ciò che li divide che non ciò che li unisce. Chi, diversamente, prova e riesce ad andare nella direzione contraria, scopre che è proprio a partire dall’accettazione e dal rispetto profondo delle “diversità” che ci riveliamo “più uguali”.
Purtroppo, per la paura citata o per mantenere vane sicurezze e posizioni di potere, cerchiamo ancora ostinatamente di evidenziare in modo estremo le diversità linguistiche, educative, culturali, religiose, di personalità, di generazione, di stato di salute, di ambiente, di competenza. Ma … provate, solo per un attimo, ad abbandonare giudizi o stereotipi e ad immaginare cosa produrrebbe nella società una convivenza tra individui basata sulle risorse che tutte queste diversità esprimono!
Qualcuno si starà certamente chiedendo: perché insistere nel fare dichiarazioni sulla diversità come ricchezza che possono apparire talvolta stucchevoli e retoriche? Perché lo dice la pratica quotidiana: le grandi invenzioni e i grandi cambiamenti sono raramente il frutto di una mente sola, ma di diversi punti di vista, spesso sconosciuti e non in contatto tra loro. Le esperienze che viviamo, se vissute con pienezza e nella logica della “prospettiva differente”, non possono che vederci tornare pieni, arricchiti, nuovi e soprattutto … limitati.
L’equilibrio tra diversità e uguaglianza identitaria è, probabilmente, la sfida più importante e difficile dei nostri tempi. Parlarne e lavorare insieme può iniziare a fare la… differenza.
E.C.